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La settimana

La settimana XXIII

1) Il Covid-19 a Calais
https://www.meltingpot.org/Il-Covid-19-a-Calais.html

In questo momento migranti e migrazioni sono spariti dai discorsi ufficiali, rimpiazzata dall’onnipresente Covid-19. Sembra che la vecchia «emergenza migratoria» sia bloccata da qualche altra parte, tra la Turchia e la Grecia, forse.

Nel Mare del Nord, in quel mare che si vede dalla spiaggia di Calais, nella notte tra il 16 e il 17 aprile sono state identificate e soccorse diverse imbarcazioni di migranti, di cui una con a bordo otto bambini.

Quando nel resto del pianeta il mondo si è (quasi) fermato, in ricerca di protezione, le frontiere restano porose e i trafficanti continuano il loro business sulla pelle di chi intraprende la sfida violenta della migrazione, in cui solo alcuni sopravvivono.

2) Il ruolo rimosso delle donne nella resistenza
https://www.internazionale.it/bloc-notes/annalisa-camilli/2019/04/25/donne-resistenza

Nella maggior parte dei casi le partigiane hanno fatto le staffette: portavano cibo, armi, riviste, materiali di propaganda. Rischiavano la vita, torture e violenze sessuali. Ma non erano armate, quindi non si potevano difendere. Molte donne inoltre hanno avuto ruoli di protezione dei partigiani: li nascondevano, li curavano, portavano loro i viveri nei nascondigli, si preoccupavano della loro sopravvivenza. Altre, in numero minore, hanno partecipato direttamente alla lotta armata.

“Non sarebbe stata possibile la resistenza senza le staffette, tuttavia dopo la guerra poche donne chiesero di essere riconosciute come partigiane”, racconta la storica. [...] “Molte delle donne che hanno partecipato alla resistenza non hanno chiesto un riconoscimento perché hanno dichiarato che sentivano di aver fatto solo il loro dovere”.

3) Madri, staffette, combattenti: la Liberazione delle donne
https://www.storicang.it/a/madri-staffette-combattenti-liberazione-delle-donne-2_14780

Segue sulla falsariga del precedente articolo, con ulteriori approfondimenti e un documentario di Liliana Cavani (La donna nella Resistenza, del 1965, che allego anche qui sotto).

Non erano delle fanatiche, né portavano per partito preso il coltello in mano o fra i denti le 35mila donne che dal 1943 al 1945 parteciparono alle azioni di guerriglia partigiana per liberare l’Italia dal nazifascismo. Le oltre 4.500 arrestate, torturate, condannate, le 623 fucilate, impiccate o cadute in combattimento, oppure le circa tremila deportate in Germania cercavano semplicemente un’esistenza più dignitosa in un Paese libero dall’autoritarismo fascista. Agognavano spazi di libertà al di fuori dagli schemi precostituiti di un regime che le aveva relegate sempre più a fondo nella sfera familiare e domestica. Molte combatterono in montagna dimostrando abnegazione e coraggio, altre cospirarono, fiancheggiarono, fornirono supporto di ogni tipo ai ribelli nella più totale clandestinità, altre ancora tennero tenacemente in piedi famiglie divise, segnate da violenze e lutti.

4) Regolarizzazioni. «Lottiamo anche per tanti italiani»
https://www.avvenire.it/attualita/pagine/lottiamo-anche-per-tanti-italiani

Intervista a Aboubakar Soumahoro, sindacalista italo-ivoriano.

Più che carenza di manodopera, lì abbiamo carenza di diritti. A chiunque vada a lavorare nelle campagne, non ha importanza da dove provenga, vanno garantiti diritti che in questo momento non ci sono. Sto incontrando famiglie italianissime di braccianti che si vergognano perché non riescono a farcela in questa emergenza. Prendono 3,50 euro l’ora, come fanno a pagare l’affitto? Per non parlare delle giornate di lavoro effettivamente comunicate all’Inps. Per esempio su 30 giornate effettuate, ne vengono comunicate 5 o 10, precludendo al lavoratore la possibilità di avere la disoccupazione agricola. Oppure si comunicano i nominativi per la disoccupazione di persone che nei campi non ci hanno mai messo piede. Mi stupisce che i ministri continuino a non pronunciare una sola parola su questo. Nelle campagne italiane è in corso una privazione dei diritti umani più elementari. Non basta solo regolarizzare.

5) L’uomo che uccise Don Chisciotte, vent’anni dopo
https://www.internazionale.it/opinione/piero-zardo/2020/04/23/l-uomo-che-uccise-don-chisciotte-terry-gilliam

Don Chisciotte e Terry Gilliam avevano un conto in sospeso, come racconta il bellissimo documentario Lost in La Mancha. Gilliam ci ha messo quasi vent’anni a portare sullo schermo L’uomo che uccise Don Chisciotte, gli interpreti sono cambiati (Adam Driver ha preso il posto di Johnny Depp, Jonathan Pryce quello di Jean Rochefort) e la sceneggiatura si è evoluta. Ma a questo punto mi piace pensare che il film, dal quale è fantastico lasciarsi travolgere, sia solo un nuovo capitolo di un romanzo che non finirà mai.

(date un'occhiata anche a quest'altro articolo, linkato nel precedente)

6) Tracciamento dei contatti e democrazia: lettera aperta ai decisori
https://nexa.polito.it/lettera-aperta-app-COVID19

Il potere generato dall’accesso e dal trattamento di grandi moli di dati personali è in grado di modificare profondamente i rapporti e le relazioni tra le persone e soprattutto tra i diversi attori sociali, tra consumatori e imprese e inevitabilmente tra i cittadini e lo Stato. È un potere reale ed ambito.

Il diritto alla protezione dei dati personali, diventato per la prima volta diritto fondamentale proprio qui in Europa, tenta di governare questo potere ed ha un perimetro molto più ampio della semplice tutela della riservatezza e della privacy, diritto a cui molti in questo periodo sono astrattamente disposti a rinunciare in cambio di sicurezza sulla propria salute.

7) O’ documento nun to voglio da’
https://voladora.noblogs.org/post/2020/04/22/o-documento-nun-to-voglio-da

 Attraverso questo lavaggio del cervello mediatico, viviamo tutt* l’illusione di essere gli unici responsabili del “futuro della nazione”. In questo modo ci sentiamo quasi in dovere di fare le veci dello stato, (non siamo in fondo noi, lo stato?) e performiamo quotidianamente questa sensazione denunciando chi fa jogging intorno al proprio palazzo, chi porta fuori il cane a più di 200 metri dalla propria abitazione, chi esce a buttare la spazzatura senza mascherina, ecc.. Ed ecco che improvvisamente diventiamo veri e propri “sceriffi da balcone”, pronti a difendere lo Stat(us qu)o al prezzo di manganellate contro “pericolosi” antagonisti, “minacciosi” anziani che vanno a fare la spesa con la propria moglie disabile, coppie “senza scrupoli” che addirittura si permettono di “opporre resistenza” esprimendo la volontà di non mostrare i propri documenti alla polizia municipale. In questo modo contribuiamo a dare all’autoritarismo una parvenza di democrazia. All’idea di aver compiuto il nostro dovere di cittadini rispettosi della legge, tiriamo un sospiro di sollievo. Ma il confine tra legale e illegale non siamo noi a deciderlo, e cambia troppo rapidamente. La partita, però, si sta giocando altrove, ed è iniziata da tempo.

8) Cosa ci aspetta
https://www.ilpost.it/2020/04/22/coronavirus-conseguenze-scenari-new-york-times

Il giornalista scientifico Donald G. McNeil Jr., che negli ultimi vent’anni ha seguito per il New York Times diverse epidemie in tutto il mondo, dall’AIDS a ebola alla SARS, ha scritto un lungo articolo in cui ha riassunto quanto gli hanno detto oltre venti esperti di salute pubblica, epidemiologia e storia su quello che ci aspetta nel prossimo anno. Quello di McNeil è uno dei più documentati e completi articoli usciti finora sulle potenziali conseguenze della pandemia da coronavirus: per quanto si rivolga a un pubblico statunitense, la maggior parte degli scenari descritti è utile per farsi un’idea di quello che potrebbe essere il futuro nel breve e medio termine anche in Europa e in Italia.

p.s. oggi esce il numero uno della nostra fanzine, Il Basso. Potete scaricarlo qui (con un mio articolo a pagina 11) e seguire la nostra pagina Facebook (qui).